Bitcoin Mining tra sostenibilità, innovazione e strategia
Il mining di Bitcoin è cambiato. Da attività di nicchia praticata da pionieri e appassionati, oggi è diventato un'industria globale che coinvolge player istituzionali, si interseca con il mondo dell'energia e guida l'adozione di tecnologie sempre più sofisticate. Ma qual è lo stato dell’arte? A fornire una fotografia dettagliata e aggiornata è il Cambridge Digital Mining Industry Report (aprile 2025), basato sui dati di 49 aziende, che rappresentano quasi il 50% dell’hashrate globale di Bitcoin.
Il report, pubblicato nel mese di aprile 2025 e presentato anche dal suo autore in occasione di Bitcoin Conference tenutasi a fine maggio, ha coinvolto nella raccolta dati anche Alps Blockchain.
Il cuore della rete Bitcoin: sostenibilità e consumo energetico
Secondo il report, l’attività globale di mining consuma circa 138 TWh di elettricità l’anno, producendo circa 39,8 milioni di tonnellate di CO₂ equivalenti. Una cifra importante, che rappresenta però solo lo 0,08% delle emissioni globali. Ancora più interessante il dato sulla sostenibilità: il 52,4% dell’energia utilizzata dai miner proviene da fonti sostenibili, con una netta predominanza dell’idroelettrico (23,4%), seguito da eolico (15,4%) e nucleare (9,8%). Il gas naturale resta la fonte singola più usata (38,2%), ma si registra un impegno crescente verso soluzioni più pulite: oltre il 70% dei miner intervistati ha dichiarato di adottare misure concrete di mitigazione climatica.

Efficienza e innovazione: il mining diventa sempre più smart
Il report evidenzia una significativa crescita in termini di efficienza: l’hardware ASIC ha raggiunto una media di 28,2 J/TH, con un miglioramento del 24% rispetto all’anno precedente. Questa tendenza si traduce non solo in un minore consumo per unità di potenza, ma anche in una crescente attenzione all’economia circolare: quasi l’87% dell’hardware dismesso viene riciclato o riutilizzato, riducendo gli impatti ambientali legati all’e-waste.
USA protagonisti, ma emergono nuove geografie
Gli Stati Uniti consolidano la loro posizione di leader nel mining globale, concentrando oltre il 75% dell’hashrate dichiarato, seguiti dal Canada (7,1%). Tuttavia, il report segnala segnali di crescita anche in America Latina, Medio Oriente e Nord Europa. La diversificazione geografica non è solo una scelta operativa, ma anche una strategia di gestione del rischio: in un settore fortemente esposto alla volatilità dei prezzi energetici e alle incertezze regolatorie, il 55% dei miner considera la distribuzione internazionale un asset fondamentale.

Rischi, strategie e previsioni
Le principali preoccupazioni dei miner? I prezzi dell’energia (57%) e l’instabilità normativa (47%). Per farvi fronte, oltre alla diversificazione, le aziende puntano su strategie di hedging (60%), e, in alcuni casi, sulla transizione verso modelli di business complementari. Sempre più operatori stanno infatti esplorando opportunità nei settori ad alta intensità computazionale, come l’High Performance Computing (HPC) e l’Intelligenza Artificiale, sfruttando infrastrutture già esistenti.
I miner intervistati si sono dimostrati piuttosto precisi nelle previsioni di mercato: avevano stimato per fine 2024 un prezzo del Bitcoin intorno agli 80.500 dollari (rispetto ai 93.390 reali) e un hashrate globale di 750 EH/s (contro i 796 EH/s effettivi).